“Se la strada fosse stata liberata, le vittime sarebbe salve”

Sono state depositate le motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano, in Abruzzo, dopo che a dicembre è stata confermata la condanna (a 1 anno e 8 mesi) per l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, e quella (a sei mesi) per l’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso

Gli ermellini hanno chiarito come fosse possibile, e anzi “doveroso“, prevenire il disastro (nella tragedia persero la vita 29 persone).

Si legge infatti nelle motivazioni della sentenza:

La prevenzione ’regina’ per l’incolumità individuale e collettiva“, ovvero “l’identificazione di Rigopiano come sito valanghivo“, “avrebbe dovuto attuarsi non a disastro naturalistico inverato” né “nel corso” e “nemmeno nell’imminenza della sua verificazione“.

Avrebbe invece “dovuto procedere di molto l’evento” visto che “tale classificazione avrebbe comportato il divieto di accedervi oppure di utilizzare le strutture in esso presenti ovvero ne avrebbe imposto un uso disciplinato (limitato, per esempio, alle stagioni non invernali)”. “Era tal conclusione possibile? Tale conclusione era possibile e anche dovuta”.

E ancora: se la strada fino alla struttura “fosse stata liberata dalla neve“, quando gli ospiti “tentarono invano di abbandonare l’albergo, gli eventi morte e lesioni non si sarebbero verificati“.

Parole chiare e definitive, che sanciscono una volta per tutte le lacune e le mancanze che hanno contribuito a una tragedia senza precedenti.


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