Con una sentenza che apre la strada ad altri ricorsi (e rischia di avere un impatto significativo sulla sanità italiana) la Corte di Appello di Napoli ha condannato una ASL campana a risarcire con centomila euro i danni patiti da un medico ospedaliero esposto a periodi di lavoro eccessivi, avendo svolto lavoro notturno per più di otto ore giornaliere e senza un periodo minimo di riposo giornaliero di 11 ore consecutive (come prescritto dalle norme europee).
Il caso riguarda un medico che dopo varie esperienze lavorative ha iniziato dal 2008 ad operare all’interno del reparto di ortopedia e traumatologia dell’ASL di Napoli 3 Sud. In questi casi, il fatto di percepire gli straordinari non può in alcun modo risolvere la questione: il risarcimento è infatti dovuto al grave stress che ha minato la salute fisica e mentale del medico.
L’esito dell’appello, che ha ribaltato il primo grado – il Tribunale aveva infatti respinto la richiesta di risarcimento – apre ora la strada dei ricorsi a tutti i medici italiani che si trovano nella medesima situazione e che deve essere corrisposto con efficacia retroattiva.
L’Italia, infatti, ha escluso nel 2008 (con la legge n. 112/2008) per il personale medico l’applicazione della disciplina europea in materia di orario di lavoro, salvo poi provvedere (solo dal novembre 2015, e solo a causa di una procedura di infrazione) ad adeguare l’orario di lavoro dei medici alle prescrizioni comunitarie.
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