Il Tribunale di Catania ha assolto un docente universitario accusato di molestie sessuali da sette studentesse, per fatti avvenuti tra il 2010 e il 2014 presso il Policlinico Vittorio Emanuele Ferrarotto. Una vicenda che scuote l’opinione pubblica e che riaccende il dibattito su come la giustizia italiana affronta i casi di violenza e molestie.
Nessuna “pressione particolare”
Le motivazioni della sentenza – riportate da diverse testate – hanno lasciato perplessi molti osservatori. In uno degli episodi contestati, si afferma che l’uomo abbia toccato il seno di una studentessa, “appoggiando i palmi” ma “senza una pressione particolare”. Per i giudici, questo non basta a configurare un’aggressione sessuale.
Un dettaglio tecnico, ma che diventa decisivo nell’esito del processo. I comportamenti tenuti dal docente sono stati giudicati “ossessivi e predatori”, ma non tali da oltrepassare la soglia del reato.
Una giustizia che arretra?
Il caso solleva interrogativi profondi. È sufficiente la mancanza di “pressione” a sminuire il significato di un gesto così intimo e invasivo? Per molti, la risposta è no. Come riportato dalle fonti, le testimonianze delle ragazze parlavano di comportamenti reiterati, a tratti molesti, ma non ritenuti penalmente rilevanti dal Tribunale.
La Procura ha già annunciato ricorso. Nel frattempo, resta l’amarezza di una sentenza che, pur nel rispetto del principio del “ragionevole dubbio”, rischia di lanciare un messaggio ambiguo: quello di una giustizia che tende a minimizzare episodi di molestia, se non accompagnati da “elementi tecnici” sufficienti.
Il punto non è il diritto, ma la cultura
Se anche un gesto come appoggiare le mani sul seno può non costituire reato, forse il problema non è (solo) normativo, ma culturale. Il rischio, come osservano molti commentatori, è che episodi simili passino come “incomprensioni”, quando invece toccano profondamente la dignità e il vissuto delle vittime.
In una società che dice di voler contrastare le violenze di genere, certe sentenze rischiano di suonare come un passo indietro.
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