Una conclusione incredibile per la vicenda della “sentenza già scritta” accaduto al Tribunale di Firenze, e risalente allo scorso mese di febbraio.
I fatti: un avvocato del Foro fiorentino – nel visionare, in occasione di un’udienza, il fascicolo del dibattimento – aveva rinvenuto una bozza di dispositivo (una “copia informe” datata 18 ottobre 2023) nella quale risultava la condanna del proprio assistito (un cittadino di origine marocchina). La sentenza, insomma, prima di qualsiasi arringa e di qualsiasi difesa, era già scritta.
Da qui la ricusazione dei tre giudici della seconda sezione penale del distretto fiorentino. Ancora più surreale la giustificazione del collegio: “Era una bozza, potevamo cambiare idea“. Eppure, in tanti avevano denunciato l’irregolarità palese della circostanza: in primis la Camera Penale di Firenze, che ha parlato – vista la decisione di condanna già assunta senza ascoltare le argomentazioni del pm e della difesa – di “uno di quei temibili e sottaciuti timori di ogni avvocato penalista” che “solo il caso ha fatto rinvenire“.
Ribaltando la situazione, è emerso come a essere stigmatizzato dal Tribunale sia stato.. Il comportamento dell’avvocato, che “non avrebbe dovuto controllare il fascicolo“. E a completare il quadro è arrivata anche l’assoluzione del Csm, che ha archiviato la richiesta di allontanamento per incompatibilità ambientale dei giudici visto che la vicenda è risultata “priva di ricadute nell’esercizio indipendente e imparziale della funzione”. Insomma: tutto normale e procedimento nel dimenticatoio, vista la natura sostanzialmente innocua della condotta e la “occasionalità” della vicenda.
Peccato solo che casi del genere – queste “occasionalità” che però si ripetono un anno dopo l’altro – incrinino sensibilmente la credibilità dell’intero sistema giudiziaro. “È per vicende come questa che i cittadini hanno sempre meno fiducia nella giustizia italiana, di ogni giurisdizione e ad ogni livello“, ha sostenuto – giustamente – l’Associazione italiana giovani avvocati. Quanto accaduto è contrario ai precetti costituzionali sul giusto ed equo processo, oltreché ai fondamenti più basilari del processo penale, e svilisce una volta di più l’intera funzione difensiva. Rappresenta, senza dubbio, un altro segnale preoccupante: ma il fatto non sussiste – stavolta si può dire ad alta voce – “se a compierlo sono i giudici“..
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