“NON ROMPETE I CO….” È OLTRAGGIO A PUBBLICO UFFICIALE

Anche le espressioni offensive, volgari e astiose usate nel linguaggio corrente possono comportare una lesione al decoro e all’onore del pubblico ufficiale: lo dimostra la sentenza Cass. Pen. Sez. V n. 27548/2022.

I fatti: l’imputata ha proposto ricorso in Cassazione, fondando il gravame su quattro motivi, tutti poi dichiarati inammissibili dalla Suprema Corte. Il motivo che certamente è meritevole di essere analizzato è quello fondato sulla violazione di legge dell’art. 341bis (oltraggio a pubblico ufficiale). La ricorrente ha posto alla base delle proprie pretese la circostanza che mancasse una valenza offensiva delle espressioni pronunciate all’indirizzo degli operatori di Polizia “Che ca… volete? Andate a prendere i delinquenti anziché rompere i cog…. mentre lavoro”.

La Suprema Corte ha ritenuto che le parole rivolte sono state tali da rientrare nell’oggettiva tipicità del reato ex art. 341bis c.p., le espressioni utilizzate erano sicuramente idonee a “[…] ledere l’onore ed il prestigio dei due assistenti della Polizia di Stato, i quali erano in divisa e nell’esercizio delle loro funzioni […]”. La Corte, ha ulteriormente chiarito, che in tema di oltraggio a pubblico ufficiale un’espressione intrinsecamente offensiva, anche se di uso corrente nel linguaggio moderno, ha comunque una valenza obiettivamente denigratoria e minatoria; ancor di più, la condotta posta in essere dalla ricorrente era pienamente inquadrabile dalla condotta prevista dall’articolo del codice e dalla giurisprudenza di legittimità, la quale, prescrive che ricorrono gli elementi della tipicità secondo cui l’offesa a dei pubblici ufficiali avvenga alla presenza di almeno due persone.


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