“Le norme anti-Covid erano ingiuste e avevano aspetti inquietanti”

Una pronuncia davvero inusuale – in materia di norme anti-Covid – arriva da Alessandria, dove un giudice di pace (Paolo Olezza) ha dato ragione a un gruppo di circa venti persone che aveva fatto causa alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Per i cittadini in questione, infatti, i provvedimenti di restrizione della libertà di movimento e gli altri risalenti a quel periodo costringevano a “comportamenti non desiderati in modo ricattatorio a fronte di benefici inesistenti per quanto concerne il contenimento dell’emergenza epidemica“.

Il giudice di pace ha riconosciuto la fondatezza della loro argomentazione, ritenendo le norme anti-Covid “ingiuste“, stabilendo un risarcimento modesto (10 euro) per “un danno morale e un danno dinamico-relazionale“.

Davvero inusuale (e per qualcuno velatamente ironico) quanto si legge in sentenza a fondamento della decisione: “le posizioni espresse all’attuale credibile Consiglio dei ministri” sull’affare Covid sembrano “quasi una sorta di confessione stragiudiziale del carattere illecito della normativa“.

Da sottolineare, infine, diversi passaggi controversi e oggetto di dibattito da diversi anni: tra l’altro, il giudice afferma che “il diritto alla salute non gode di una superiorità rispetto agli altri diritti fondamentali“, parla di “aspetti inquietanti” per le norme misure emergenziali, tra cui l’obbligo di “inocularsi farmaci sperimentali o comunque non approvati in via definitiva“. Senza parlare del riferimento ai Paesi in cui “la diffusione dei contagi è stata inferiore e inferiore è stata la mortalità“, ovvero quelli che non hanno optato per il lockdown. Insomma, non c’è che dire: una pronuncia di cui sentiremo parlare a lungo!

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