Maltrattamenti in famiglia: anche le parole possono ferire

Le offese verbali reiterate e le umiliazioni pubbliche nei confronti del coniuge possono configurare il reato di maltrattamenti in famiglia, anche in assenza di violenza fisica: un principio sancito dalla Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14522/2022. In particolare, la Corte ha condannato una donna per aver insultato e umiliato il marito davanti al figlio minorenne, creando un clima di sopraffazione e annichilimento dell’identità personale e relazionale della vittima.

La vicenda giudiziaria

Inizialmente, la Corte d’Appello aveva assolto la donna, ritenendo che le ingiurie e le minacce non gravi non fossero sufficienti a configurare il reato di maltrattamenti. Tuttavia, la Cassazione ha ribaltato questa decisione, riconoscendo il comportamento reiterato della donna come una forma di violenza psicologica sistematica, aggravata dal fatto che le offese avvenivano davanti al figlio minorenne.

Violenza psicologica e maltrattamenti

La Corte ha sottolineato che il reato di maltrattamenti in famiglia, previsto dall’art. 572 del Codice Penale, non richiede necessariamente la presenza di violenza fisica. Anche comportamenti offensivi ripetuti, sorretti da dolo generico, cioè dalla consapevolezza di arrecare sofferenza alla vittima, possono configurare il reato. In particolare, la privazione della funzione genitoriale di un coniuge, ottenuta tramite lo svilimento della sua figura morale agli occhi dei figli, specie se questi assistono sistematicamente alle vessazioni, integra il delitto di maltrattamenti in famiglia. 

L’impatto sui minori

La sentenza evidenzia l’importanza di tutelare anche i figli minori che assistono a episodi di violenza psicologica tra i genitori. La presenza di figli che assistono abitualmente a scene di umiliazione, offesa e svalutazione tra genitori integra il fenomeno dei maltrattamenti assistiti, riconosciuto dalla giurisprudenza e dalla psicologia forense come fonte di danno autonomo sul piano dello sviluppo emotivo e relazionale dei minori.

Conclusioni

La sentenza citata ha rappresentato quindi un importante passo avanti nel riconoscimento della violenza psicologica all’interno delle mura domestiche, offrendo maggiore protezione alle vittime, indipendentemente dal genere, e contribuendo a contrastare ogni forma di abuso familiare.


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