Nei giorni scorsi, il Comitato ristretto della Commissione Istruzione del Senato ha adottato (praticamente all’unanimità) il testo base per la riforma del numero chiuso a Medicina. In sintesi, è stato deliberato di far slittare la selezione di qualche mese: dopo un primo semestre aperto a tutti ne arriverà un secondo al quale potranno accedere solo gli studenti che avranno superato esami individuati come propedeutici e, in seguito, un quiz nazionale. Il nuovo meccanismo dovrebbe entrare in vigore dal 2025-2026.
Mentre, come prevedibile, alcune sigle di medici sono insorte, la decisione della Commissione contro il numero chiuso rappresenta una vittoria per lo Studio: da anni infatti contestiamo gli assurdi limiti all’accesso alle università, anche attraverso numerosi ricorsi al Tar (che hanno visto riconoscere i diritti degli studenti).
Come denunciato dal Codacons, i test di accesso servono ormai solo a riempire le casse degli atenei attraverso il business delle prove di ammissione, e sono dannosi per il Paese e per il sistema sanitario. Ne è prova il fatto che in Italia si assiste da tempo a una grave carenza di medici, come dimostrato di recente anche nel corso dell’emergenza Covid-19: continuare a tenere ben strette le porte d’accesso alla facoltà non aiuterà certo l’afflusso di camici bianchi nelle nostre corsie.
L’intero sistema del numero chiuso, in ogni caso, è obsoleto, inutile, e lesivo dei diritti degli studenti, comportando tra l’altro uno spreco di milioni e milioni di euro – considerate le spese che devono affrontare i candidati per sostenere le prove nelle varie città e per la preparazione ai test di ingresso. Guardare avanti, mettendosi alle spalle questo residuo del secolo passato, è ormai un imperativo categorico.