Dopo 7 anni di attesa è arrivata la sentenza di primo grado nel processo sul disastro ferroviario di Pioltello, risalente al 25 gennaio 2018, in cui persero la vita tre persone (Idda Maddalena Milanesi, Pierangela Tadini e Alessandra Giuseppina Pirri) e duecento passeggeri subirono altri danni (tra lesioni fisiche e conseguenze psicologiche).
La sentenza
Il collegio della quinta sezione penale del Tribunale di Milano ha condannato (a 5 anni e 3 mesi, con interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e una provvisionale di 1 milione e 135mila euro da versare, insieme a Rfi, a una quarantina di passeggeri) solo il responsabile dell’unità di Brescia Marco Albanesi. L’uomo è stato giudicato colpevole dei reati di disastro ferroviario colposo, omicidio e lesioni colpose per aver “sottovalutato il rischio, a lui noto, di rottura del giunto isolante incollato ammalorato“.
Assolti – “per non aver commesso il fatto” – gli altri (sette) dirigenti coinvolti (tra cui l’ex amministratore delegato di Rfi Maurizio Gentile), a cui si aggiunge la stessa azienda Rfi, che per i giudici non sarebbero stati a conoscenza delle pessime condizioni del giunto dei binari che è risultato essere la causa del disastro.
Una pronuncia destinata a far discutere, e che è stata accolta con delusione dalle famiglie delle vittime e dei feriti. Non ha retto alla prova processuale, infatti, la tesi della procura di Milano, secondo la quale i dirigenti coinvolti e la stessa azienda avrebbero “omesso” di provvedere alla manutenzione “per risparmiare” denaro.
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