Negli ultimi mesi, la questione degli autovelox non omologati ha generato un acceso dibattito giuridico. La Corte di Cassazione ha emesso due sentenze contrastanti nello stesso giorno, creando confusione tra automobilisti e operatori del settore.
Omologazione vs. Approvazione: una distinzione cruciale
Secondo l’ordinanza n. 10505/2024 della Corte di Cassazione, le multe elevate tramite dispositivi privi di omologazione devono essere considerate illegittime. La Corte ha chiarito che omologazione e approvazione sono due procedimenti distinti: la prima certifica la conformità del dispositivo alla normativa tecnica, la seconda ne autorizza l’utilizzo.
Sentenze contrastanti: la querela di falso
Il 5 giugno 2025, la Cassazione ha pubblicato due sentenze in apparente contraddizione. La prima sostiene che la mancanza di omologazione rende la multa illegittima. La seconda, invece, stabilisce che in presenza di un verbale che afferma falsamente l’avvenuta omologazione, è necessaria una querela di falso per opporsi.
Implicazioni per i cittadini
Queste pronunce aprono a nuove incertezze per gli automobilisti. L’obbligo di presentare una querela di falso rappresenta un aggravio procedurale ed economico per chi vuole contestare una sanzione. La mancanza di chiarezza normativa rende difficile anche per i Comuni e per le forze dell’ordine avere un punto di riferimento certo.
Le reazioni degli esperti
Secondo il professor Mauro Renna, docente di Diritto Amministrativo all’Università Cattolica di Milano, la situazione attuale rappresenta «un vuoto normativo non più sostenibile». Ha ricordato che, in assenza di un decreto ministeriale che disciplini l’omologazione, nessun autovelox in Italia può dirsi formalmente conforme. La sua opinione è stata riportata in questo approfondimento del Corriere.
Conclusioni
Il caso degli autovelox non omologati evidenzia l’urgenza di una riforma normativa chiara e univoca. In assenza di indicazioni certe, il rischio è quello di alimentare un contenzioso diffuso e di minare la fiducia dei cittadini nella legittimità delle sanzioni. Fino ad allora, la confusione giuridica rischia di tradursi in disuguaglianza di trattamento e in un aggravio per chi vuole semplicemente far valere i propri diritti.
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