Mezzo milione al bancario “costretto a oziare”

Costretto a non far nulla” per 13 anni, ora riceverà 500mila euro di danni: una vicenda surreale che vede come protagonista un lavoratore dell’ambito bancario, rimborsato dalla Corte d’Appello di Milano (sezione lavoro) perché l’istituto in cui lavorava lo aveva demansionato, danneggiando così la sua professionalità.
L’uomo, infatti, era stato licenziato due volte (nel 2011 e nel 2018) dal suo istituto, il Credito Emiliano. In entrambi i casi in modo “illegittimo“: per questo i giudici gli avevano dato ragione, stabilendo il ritorno in filiale. Eppure, al rientro in ufficio, il lavoratore si era ritrovato in una mansione più bassa rispetto a quella che aveva più di 15 anni fa (un contratto al livello più alto dei quadri e appena sotto i dirigenti), al punto da essere costretto a passare intere giornate “senza far nulla” – come riferito anche da alcuni colleghi.
Un demansionamento che, ora, costerà caro all’istituto. I giudici infatti, pur ritenendo che non ci sia stata prova di alcuna “persecuzione, né vessazione” hanno riconosciuto il danno alla professionalità e alla dignità del bancario.

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