Dopo mesi di scontro (politico), sia in Parlamento sia nella contesa dialettica quotidiana, è arrivata la decisione della Corte Costituzionale in materia di autonomia differenziata. Questioni di costituzionalità riguardanti la legge (n. 86 del 2024) voluta dal governo erano infatti state sollevate dai ricorsi delle Regioni (di centrosinistra) Puglia, Toscana, Sardegna e Campania.
In estrema sintesi, la Corte costituzionale ha ritenuto non fondata la questione di costituzionalità dell’intera legge sull’autonomia differenziata delle Regioni ordinarie, considerando invece illegittime specifiche disposizioni dello stesso testo legislativo.
“Spetta al Parlamento, nell’esercizio della sua discrezionalità, colmare i vuoti derivanti dall’accoglimento di alcune delle questioni sollevate dalle ricorrenti, nel rispetto dei principi costituzionali, in modo da assicurare la piena funzionalità della legge“, si legge in una nota della Corte Costituzionale. “La Corte resta competente a vagliare la costituzionalità delle singole leggi di differenziazione, qualora venissero censurate con ricorso in via principale da altre regioni o in via incidentale“.
Tra i punti con un profilo incostituzionale la “facoltatività, piuttosto che la doverosità, per le regioni destinatarie della devoluzione, del concorso agli obiettivi di finanza pubblica, con conseguente indebolimento dei vincoli di solidarietà e unità della Repubblica“.
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