La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che le clausole di parità tariffaria imposte da Booking.com agli albergatori violano il diritto della concorrenza. La pronuncia riguarda una pratica ampiamente diffusa nel settore: l’obbligo, per le strutture ricettive, di non offrire tariffe più basse rispetto a quelle presenti sulla piattaforma.
Una clausola che ha limitato per anni l’autonomia commerciale degli hotel e delle strutture extralberghiere, impedendo loro di gestire in modo libero i propri prezzi, anche sul proprio sito ufficiale.
Le implicazioni per il settore dell’ospitalità
La sentenza europea ha una portata ampia e interessa migliaia di strutture ricettive in tutta Europa. Ora gli albergatori possono valutare un possibile recupero economico sulle commissioni versate nel corso degli ultimi due decenni, con effetti potenzialmente significativi.
Non si tratta solo di una questione economica: la pronuncia apre una riflessione più ampia sul rapporto tra le grandi piattaforme digitali e i soggetti che vi operano, spesso in condizioni di squilibrio contrattuale.
Una mobilitazione che attraversa l’Europa
La reazione del settore non si è fatta attendere. In diversi Paesi europei — tra cui Francia, Spagna, Germania e Italia — operatori dell’ospitalità hanno avviato confronti, analisi e iniziative per valutare l’impatto della sentenza e le possibilità di recupero.
In molti casi si parla di decine di migliaia di euro a struttura, e l’attenzione cresce settimana dopo settimana. L’obiettivo comune è duplice: da un lato, verificare eventuali danni subiti nel tempo; dall’altro, riequilibrare i rapporti contrattuali a favore di una maggiore trasparenza e sostenibilità.
Ospitalità e concorrenza: verso un nuovo equilibrio?
La decisione della Corte rappresenta un punto di svolta. Riconoscere che le piattaforme non possono imporre clausole limitative dei prezzi è un primo passo verso una maggiore libertà commerciale per le strutture ricettive, che potranno così rilanciare anche le prenotazioni dirette, a vantaggio di gestori e consumatori. In prospettiva, quindi, la sentenza può contribuire a un nuovo equilibrio nel mercato turistico europeo.
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