Una comparsata sul set, con un compenso di poche decine di euro, rischiava di costare un patrimonio a un pensionato residente in provincia di Vicenza.

Nel novembre del 2020 l’uomo – all’epoca 63enne e beneficiario di “Quota 100” – si era dedicato per qualche ora al mondo dello spettacolo, nel ruolo di comparsa per la fiction “Luce dei tuoi occhi”. Una giornata diversa, in compagnia, per un compenso lordo davvero minimo: 78 euro.

Peccato che la somma, pur dichiarata, venisse a configurarsi come conseguenza di un lavoro di tipo subordinato:e su questa base l’INPS, una volta a conoscenza dei fatti, applicò le sanzioni previste dal decreto n.4 del 2019, poi convertito in legge n.26, recapitando al contribuente un “provvedimento di recupero delle somme percepite su pensione” per un importo complessivo di circa 24mila euro, con tanto di trattenute mensili. La pensione, insomma, era stata per l’Inps ritenuta indebitamente percepita proprio per questa unica, episodica prestazione.

Secondo le norme in vigore con riferimento a “Quota 100”, “Quota 102” o “Quota 103”, infatti, coloro i quali sono usciti anticipatamente dal mondo del lavoro (sfruttando una di queste misure di flessibilità) non hanno la possibilità di riprendere a lavorare prima di aver compiuto 67 anni. Unica eccezione i casi in cui si tratti di prestazioni di lavoro autonomo occasionale e con introiti inferiori ai 5mila euro lordi l’anno. Qualora si violi questa norma la pena è la restituzione delle cifre percepite a titolo di pensione dal beneficiario: da qui il provvedimento dell’INPS.

Il problema, però, è che nel tempo l’INPS non ha fatto distinzione tra i furbetti che hanno agito intenzionalmente con dolo e coloro che, con guadagni segnalati, hanno in buona fede lavorato per mettere insieme cifre spesso e volentieri irrisorie: spesso, come in questo caso, nell’ordine di poche decine di euro.

In questo caso, per non perdere l’anno di pensione, l’uomo si è rivolto a uno studio legale. “Abbiamo sostenuto che tale esperienza di certo non può essere considerata un’attività di lavoro subordinato in senso stretto e non può essere considerata idonea, come invece sosteneva l’Inps, a violare il divieto di cumulo di pensione e reddito da lavoro dipendente imposto dal legislatore per i pensionati con Quota 100”, ha spiegato uno dei legali. “È quindi evidente che l’esperienza di comparire in una serie tv, come passante, in un’unica scena, un solo giorno non determina, a nostro avviso, né un reinserimento del ricorrente nel mondo del lavoro, né crea un pregiudizio al sistema di ricambio generazionale, con conseguente illegittimità del provvedimento dell’Inps”, ha precisato ancora il legale.

Queste argomentazioni hanno persuaso il giudice del lavoro Paolo Sartorello ad accogliere il ricorso, dal momento che“un’interpretazione conforme alla ratio della norma impone di considerare compatibili con l’erogazione della pensione ‘Quota 100’ redditi di irrisorio importo derivanti da prestazioni del tutto isolate, aventi carattere di specialità tali da differenziarle sostanzialmente dal tipico rapporto di lavoro subordinato”.

Insomma: pur configurandosi l’esperienza lavorativa da comparsa come rapporto di lavoro subordinato, il compenso maturato è stato talmente poco rilevante da dover essere considerato non incompatibile con la pensione maturata con una misura di flessibilità (che sia come in questo caso Quota 100 oppure Quota 102 o 103). Un precedente di grande rilevanza per tutti quei contribuenti che si sono trovati in una condizione simile a quella del pensionato vicentino: sono numerosi infati i casi di pensionati che hanno percepito compensi ridotti, regolarmente dichiarati, e si sono visti comunque costretti a restituire all’Istitutoanche decine di migliaia di euro.


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