“Fidatevi, è colpevole”: ma la motivazione non c’è

La Corte di Cassazione ha annullato una recente condanna emessa dal Tribunale di Napoli per carenza di motivazione, evidenziando una grave violazione dell’articolo 546 del codice di procedura penale. Il giudice di primo grado si era limitato a sostenere che “allo stato degli atti emergono elementi probatori tali da consentire una previsione di condanna”, senza alcuna, ulteriore, considerazione o analisi approfondita.

Secondo la Suprema Corte, una simile formula non consente di ricostruire il ragionamento giuridico seguito dal giudice, e viola i diritti dell’imputato, che non può così difendersi in modo pieno ed effettivo. La motivazione della sentenza rappresenta un elemento imprescindibile per garantire trasparenza, controllo e legalità nel processo penale.

Per questo la Cassazione ha riscontrato un vizio di motivazione ai sensi dell’art. 606 c.p.p., annullando la decisione e disponendo un nuovo giudizio davanti a un diverso giudice del Tribunale di Napoli.

Questo episodio ribadisce quanto sia centrale il diritto di difesa in ogni fase del processo e l’obbligo per il giudice di fondare ogni condanna su argomentazioni trasparenti, verificabili e coerenti con le norme. In uno Stato di diritto, non si può prescindere dal rispetto delle garanzie fondamentali.


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