Arriva la prima sentenza contro l’algoritmo che penalizza i precari

Una vera e propria rivoluzione nel mondo della scuola: il Ministero dell’Istruzione e del merito è stato condannato a risarcire una docente per il periodo in cui una lavoratrice precaria ha subito un danno a causa dell’errato funzionamento dell’algoritmo!

Si tratta di un tema che, negli anni, ha più volte sollevato un vespaio di polemiche: tante, infatti, sono state nel corso del tempo le segnalazioni di possibili malfunzionamenti.

In primis l’assegnazione di incarichi con un numero ridotto di ore o (addirittura) la mancata assegnazione degli incarichi stessi, con il paradosso della contemporanea assegnazione a colleghi con punteggi inferiori.

Ora, appunto, la conferma sui danni prodotti da queste anomalie dell’argomento arrivata dal Tribunale.

La vicenda in questione riguarda una docente inserita nella seconda fascia delle GPS che, nell’anno scolastico 20211/2022, aveva ricevuto un contratto di sole 9 ore settimanali, nonostante avesse richiesto il completamento dell’orario (previsto dalla legge).

Ignorando i posti disponibili, l’algoritmo non era intervenuto per risolvere il problema, lasciando la docente in attesa fino a ottobre (quando le era stato conferito un incarico aggiuntivo di 6 ore). Nel frattempo, però, altri docenti- con punteggi inferiori – avevano ricevuto incarichi con orari più completi​, di fatto sopravanzandola senza averne diritto.

Il ricorso

In seguito al ricorso presentato dai legali della donna, il Tribunale di Torino con la sentenza n. 2287 del 20 settembre 2024 ha riconosciuto le sue ragioni, stabilendo che l’algoritmo ha effettivamente svantaggiato la docente, negandole il diritto al completamento dell’orario. Per questa ragione il Ministero dell’Istruzione e del Merito è stato condannato al risarcimento, pari all’ammontare di tutte le retribuzioni che le sarebbero spettate – 4.568,69 euro – oltre agli interessi legali, per il danno subito.

E non è finita qui: il Tribunale è andato oltre, riconoscendo alla docente altri 2.500 euro per il mancato riconoscimento della Carta Docente: la donna, infatti, pur assunta con contratti a tempo annuali già dall’anno scolastico 2017/2018, non aveva mai usufruito del beneficio economico previsto per l’aggiornamento e la formazione del personale docente.

Il Tribunale di Torino certifica così la fondatezza del diritto di ottenere la Carta Docente anche a seguito di supplenze annuali o fino al termine delle attività didattiche. La conferma ulteriore di una tesi già consolidata, e che apre le porte a nuove iniziative legali.


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