Una chiara clausola di garanzia per la sanità – dopo anni di tagli lineari dei vari governi – arriva dalla sentenza 195/2024 della Corte Costituzionale.
Il principio è che, prima di intervenire con eventuali tagli sulla tutela della salute, bisogna avere esaurito ogni genere di intervento possibile di riduzione della spesa su tutti gli altri segmenti argomentativi di tutte le altre materie di cui all’art. 117 della Costituzione, nessuna esclusa. Scrive la Corte:
“In un contesto di risorse scarse, per far fronte alle esigenze di contenimento della spesa pubblica dettate anche da vincoli euro monetari, devono essere prioritariamente ridotte le altre spese indistinte, rispetto a quella che si connota come funzionale a garantire il «fondamentale» diritto alla salute di cui all’art. 32 Cost., che chiama in causa imprescindibili esigenze di tutela anche delle fasce più deboli della popolazione, non in grado di accedere alla spesa sostenuta direttamente dal cittadino, cosiddetta out of pocket”.
Un concetto sacrosanto: la Corte ha ribadito il principio che la tutela della salute non può essere subordinata a logiche finanziarie-contabili, ma deve essere ritenuta funzionale a garantire il diritto alla salute (articolo 32 della Costituzione).
Quello a prevenzione, cura e riabilitazione è insomma un interesse assolutamente primario e ineludibile: un messaggio chiarissimo per governi che hanno ridotto vergognosamente la spesa per lasanità pubblica, portando a quella condizione di degrado nel servizio offerto che i cittadini italiani conoscono così bene (sulla propria pelle).
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