Di recente la Corte Alta del Punjab e Haryana, in India, ha sancito che una prescrizione medica “leggibile” non è un optional ma un diritto fondamentale. Un giudice, alla prese con un referto scritto in una grafia totalmente indecifrabile, ha ordinato due misure: corsi di calligrafia nelle facoltà di medicina e digitalizzazione delle ricette entro due anni. Inoltre, nel frattempo, i medici dovranno scrivere in stampatello maiuscolo.
Il giudice ha commentato: «Non una parola era leggibile». E ha spiegato che un errore di “R che sembra N” – certe volte – può trasformarsi in tragedia.
Non è la prima volta che se ne parla: negli Stati Uniti migliaia di morti sono stati collegati agli errori da prescrizioni illeggibili, mentre in Scozia è balzato agli onori delle cronache il caso di una donna ha ricevuto una crema per disfunzione erettile al posto di un collirio..
Il “fun fact”.. che fa rabbrividire
In molti, da una vita, ci scherzano su: “la calligrafia dei dottori è incomprensibile”. Uno stereotipo presente – a quanto pare – in ogni cultura. Ma se quel “funny cliché” diventa fonte di errore medico, ritardi terapeutici, confusione e potenzialmente danni alla salute — smette di essere divertente. Quello che succede in India fa, anzi, un po’ rabbrividire: se una Corte è costretta a intervenire sulla grafia dei medici, da quanto va avanti il problema?
In Italia
Qui da noi, l’umorismo popolare lo testimonia, lo stesso vissuto è capillare: quanti pazienti (o farmacisti) hanno dovuto “decifrare” foglietti attaccati in fretta, con scarabocchi che sfidano qualsiasi interpretazione? Anche in tempi di ricette elettroniche (che dovrebbero risolvere tutto), la prassi delle prescrizioni a mano vive ancora, specie in contesti meno digitalizzati o in reparti affollati. Ma spesso non basta dire “è del dottore, scusa la scrittura”.
Battute di spirito a parte, le istituzioni sanitarie e regolatorie hanno la responsabilità di garantire trasparenza, chiarezza e sicurezza nelle prescrizioni. Se un dottore non è in grado di scrivere in modo decifrabile, si generano conseguenze per la salute pubblica. Il caso indiano ci insegna che si può agire: imporre regole, introdurre modelli chiari, fare formazione — e, soprattutto, togliere lo spazio alla creatività grafica quando in gioco c’è la salute.
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