Una sentenza della Corte Federale di Giustizia (BGH) ha riconosciuto il diritto a un risarcimento per 6 milioni di cittadini tedeschi da parte di Meta (la “casa madre” di Facebook e Instagram). La causa: una violazione dei dati personali dovuta a un incidente informatico, che nel 2021 aveva coinvolto oltre 500 milioni di utenti in decine di Paesi.
Si tratta di una decisione che potrebbe avere un impatto significativo sulle cause pendenti presso i tribunali in Germania, ma che – travalicando i confini – potrebbe rappresentare un precedente rilevante in materia di protezione dei dati personali in Europa.
La Corte ha seguito, in questo senso, la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (sentenza C-200/23) non ritenendo necessario accertare ulteriori svantaggi per concedere agli interessati un risarcimento ai sensi del Regolamento.
Insomma: una possibile svolta, dopo che per anni i tribunali anno rispedito al mittente la gran parte delle richieste di risarcimento per violazione della privacy da parte dei social network. E questo nonostante l’art. 82 del GDPR:
“Chiunque subisca un danno materiale o immateriale causato da una violazione del regolamento ha il diritto di ottenere il risarcimento del danno dal titolare del trattamento o dal responsabile del trattamento”.
La tendenza, ora, potrebbe cambiare. Secondo la sentenza, per ottenere il risarcimento, gli utenti dovranno solo dimostrare di essere stati vittime dell’incidente informatico; in questo caso, potrebbero ricevere un indennizzo di circa 100 euro ciascuno, con la possibilità di importi superiori in casi particolari. Ma si tratta di un’opportunità a termine: il diritto al risarcimento scade alla fine dell’anno (pertanto gli utenti coinvolti devono agire rapidamente).
La Stiftung Warentest, un’organizzazione tedesca per la tutela dei consumatori, ha anche messo a disposizione un modello di lettera da inviare a Meta tramite posta raccomandata per avviare la richiesta di risarcimento, con relative istruzioni.
Saranno i prossimi mesi a confermare la possibilità che questo orientamento – inusualmente attento ai diritti degli utenti – possa consolidarsi, applicando gli stessi principi ad altri social network e ad altri scenari legati alla perdita di controllo sulla propria privacy online.
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