“Chat canta”: quando un messaggio vale come una firma

Quante volte abbiamo scritto un messaggio di getto, convinti che “tanto è solo una chat”? Le app di messaggistica ci danno l’illusione di trovarci in uno spazio intimo e protetto, ma la realtà giudiziaria inizia a raccontarci un’altra storia. Una recente sentenza del Tribunale di Catanzaro ha infatti equiparato uno scambio di messaggi su WhatsApp a un vero e proprio accordo scritto tra ex coniugi.

“Chat canta”

Nel caso in questione, marito e moglie – in piena separazione – si erano scambiati messaggi molto chiari: lui si impegnava a pagare le rate del mutuo della casa, lei rinunciava all’assegno di mantenimento. Un accordo di fatto, nato via chat.

Il Tribunale ha deciso di dare a quella conversazione lo stesso valore di un contratto “a latere”, cioè un’intesa privata, esterna alle procedure ufficiali ma comunque valida come principio di prova scritta. Perché? Perché – hanno spiegato i giudici – in certe situazioni è “moralmente impossibile” formalizzare tutto su carta, soprattutto quando i rapporti tra le parti sono tesi.

Il risultato pratico è stato clamoroso: la sentenza ha revocato un decreto ingiuntivo da quasi 21mila euro che obbligava la donna a rimborsare l’ex marito della metà delle rate del mutuo.

Cosa significa

Questa pronuncia non riguarda solo i protagonisti del caso. Riguarda tutti noi. Perché ci dice una cosa molto chiara: quello che scriviamo nelle chat può avere valore legale. Non sono solo parole “volate via” nello schermo dello smartphone, ma elementi che un giudice può leggere, interpretare e – se serve – utilizzare come base per una decisione.

Per chi affronta una separazione o un divorzio, questo significa che anche gli accordi informali, presi fuori dalle aule di tribunale, possono pesare eccome. E che la leggerezza di un “sì, va bene” scritto in chat può trasformarsi in un impegno concreto.

Diritto digitale

La sentenza di Catanzaro si inserisce in un filone sempre più attuale: quello del diritto digitale, che riconosce alle conversazioni online una dignità fino a pochi anni fa impensabile. Oggi, appunto, non è più solo la carta che “canta”: anche la chat può farlo.

La lezione è semplice: non sottovalutare – come già ricordava Nanni Moretti, tanti anni fa – il peso delle parole, neppure quando sembrano custodite in uno spazio privato. Perché un giorno, quelle righe sullo schermo potrebbero diventare parte di una sentenza.


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