La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 123, ha sancito un principio di grande rilievo: il datore di lavoro può essere chiamato a rispondere per danno biologico anche quando non interviene per prevenire un ambiente lavorativo carico di tensione o conflitti. Non è necessario dimostrare mobbing o comportamenti persecutori: basta l’inerzia aziendale nel contrastare situazioni stressanti, secondo quanto previsto dall’art. 2087 del Codice Civile.
Precedenti giurisprudenziali: i risarcimenti crescono
Non si tratta di un caso isolato. Nel 2024, un medico ha ottenuto un risarcimento di circa 100.000 euro per stress causato da carichi eccessivi e straordinari imposti nel tempo. Anche altri tribunali italiani, come quello di Padova, hanno riconosciuto danni da “straining” – ovvero lo stress cronico derivante da situazioni lavorative disfunzionali, non necessariamente persecutorie. Il principio che si consolida è chiaro: il danno da stress lavoro-correlato può essere risarcito anche in assenza di mobbing, a condizione che il datore di lavoro non abbia adottato misure adeguate di prevenzione.
Stress lavoro-correlato: un problema strutturale
Secondo l’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro, lo stress professionale è spesso il risultato di squilibri tra richieste e risorse, ed è oggi una delle principali cause di disagio psicofisico. Può manifestarsi con sintomi fisici (cefalea, insonnia), psicologici (ansia, depressione) e organizzativi (calo della produttività, assenteismo). Il costo economico stimato a livello europeo è elevatissimo, ed è ormai evidente quanto questo fenomeno non possa essere sottovalutato.
Cosa cambia e cosa possono fare aziende e lavoratori
La sentenza della Cassazione segna un passaggio importante: il datore di lavoro può essere ritenuto responsabile anche per situazioni di stress non legate a comportamenti vessatori, ma semplicemente tollerate o ignorate. Le aziende devono quindi prestare maggiore attenzione al benessere organizzativo, prevenendo carichi eccessivi, conflitti interni e condizioni ambientali sfavorevoli. Per i lavoratori, invece, diventa più facile tutelarsi: in caso di disagio documentato e duraturo, è possibile chiedere il risarcimento per danno biologico senza dover dimostrare un vero e proprio mobbing. Restano fondamentali la documentazione medica, la tracciabilità delle segnalazioni e il supporto legale qualificato.
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